Pericolosità sismica di base

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Pericolosità sismica di base

Pericolosità sismica di base

 

1.0 PREMESSA

Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) adottano un approccio prestazionale alla progettazione delle strutture nuove e alla verifica di quelle esistenti. Nei riguardi dell’azione sismica l’obiettivo è il controllo del livello di danneggiamento della costruzione a fronte dei terremoti che possono verificarsi nel sito di costruzione. L’azione sismica sulle costruzioni è valutata a partire da una “pericolosità sismica di base”, in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di categoria A nelle NTC). Le valutazioni della “pericolosità sismica di base” debbono derivare da studi condotti a livello nazionale, su dati aggiornati, con procedure trasparenti e metodologie validate. I dati utilizzati per le valutazioni devono essere resi pubblici, in modo che sia possibile la riproduzione dell'intero processo.

 

La “pericolosità sismica di base”, nel seguito chiamata semplicemente pericolosità sismica, costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche; le sue attuali fonti di riferimento sono indicate nel seguito del presente paragrafo. La pericolosità sismica in un generico sito deve essere descritta in modo da renderla compatibile con le NTC e da dotarla di un sufficiente livello di dettaglio, sia in termini geografici che in termini temporali; tali condizioni possono ritenersi soddisfatte se i risultati dello studio di pericolosità sono forniti:

 

• in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di definire gli spettri di risposta ai sensi delle NTC, nelle condizioni di sito di riferimento rigido orizzontale sopra definite;

• in corrispondenza dei punti di un reticolo (reticolo di riferimento) i cui nodi sono sufficientemente vicini fra loro (non distano più di 10 km);

• per diverse probabilità di superamento in 50 anni e/o diversi periodi di ritorno TR ricadenti in un intervallo di riferimento compreso almeno tra 30 e 2475 anni, estremi inclusi;

 

Per valutare se un’opera strutturale è sicura bisogna far riferimento a degli stati limite, che possono verificarsi durante un determinato periodo di riferimento della stessa opera. Quindi per poter stimare l’azione sismica, che dovrà essere utilizzata nelle verifiche agli stati limite o nella progettazione, bisognerà stabilire:

 

in primo luogo la vita nominale dell’opera, che congiuntamente alla classe d’uso, permette di determinare quel periodo di riferimento;

una volta definito il periodo di riferimento e i diversi stati limite da considerare, una volta definite le relative probabilità di superamento, è possibile stabilire il periodo di ritorno associato a ciascun stato limite;

a questo punto è possibile definire la pericolosità sismica di base per il sito interessato alla realizzazione dell’opera, facendo riferimento agli studi condotti sul territorio nazionale dal Gruppo di Lavoro 2004 nell’ambito della convenzione-progetto S1 DPC-INGV 2004-2006 e i cui risultati sono stati promulgati mediante l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM) 3519/2006.

 

 

2.0 VITA NOMINALE, CLASSI D’USO E PERIODO DI RIFERIMENTO

Nel DM 17 gennaio 2018-Aggiornamento delle «Norme tecniche per le costruzioni» il periodo di riferimento, che non può essere inferiore a 35 anni, è dato dalla seguente relazione:

 

dove:

 

VR= periodo di riferimento

VN= vita nominale

CU= coefficiente d'uso

 

 

La vita nominale di un’opera strutturale VN, secondo le NTC 2018, è definita come il numero di anni nel quale la struttura, purché soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo al quale è destinata e viene definita attraverso tre diversi valori, a seconda dell’importanza dell’opera e perciò delle esigenze di durabilità:

 

Valori minimi della Vita nominale VN di progetto per i diversi tipi di costruzioni

tab_2_1.

 

Nel caso specifico VN = <Vn> anni.

 

In presenza di azioni sismiche, con riferimento alle conseguenze di una interruzione di operatività o di un eventuale collasso, le costruzioni sono suddivise in classi d’uso. Le NTC 2018 prevedono quattro classi d’uso a ciascuna delle quali è associato un valore del coefficiente d’uso:

 

Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale di persone, edifici agricoli. CU = 0.7.

Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti viarie non ricadenti in Classe d’uso III o in Classe d’uso IV, reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza. Dighe il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti. CU = 1.0.

Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV. Ponti e reti ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevanti per le conseguenze di un loro eventuale collasso. CU = 1.5.

Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità. Industrie con attività particolarmente pericolose per l’ambiente. Reti viarie, ponti e reti ferroviarie di importanza critica per il mantenimento delle vie di comunicazione, particolarmente dopo un evento sismico. Dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di produzione di energia elettrica. CU = 2.0.

 

Nel caso in esame viene presa in considerazione la classe d’uso <ClasseUso>  a cui è associato il coefficiente d’uso CU = <Cu>.

 

Una volta ottenuti VN e CU, è possibile calcolare il periodo di riferimento VR, che qui vale:

 

VR = <Vn> * <Cu> = <Vr> anni.

 

 

3.0 STATI LIMITE, PROBABILITÀ DI SUPERAMENTO E PERIODO DI RITORNO

Le NTC 2018 prendono in considerazione 4 possibili stati limite (SL) individuati facendo riferimento alle prestazioni della costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali e gli impianti: due sono stati limite di esercizio (SLE) e due sono stati limite ultimi (SLU). Uno stato limite è una condizione superata la quale l’opera non soddisfa più le esigenze per la quale è stata progettata.

Più in particolare le opere e le varie tipologie strutturali devono essere dotate di capacità di garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio (sicurezza nei confronti di SLE) e di capacità di evitare crolli, perdite di equilibrio e di dissesti gravi, totali o parziali, che possano compromettere l’incolumità delle persone o comportare la perdita di beni, oppure provocare gravi danni ambientali e sociali, oppure mettere fuori servizio l’opera (sicurezza nei confronti di SLU).

 

 
Gli stati limite di esercizio sono:

Stato Limite di Operatività (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi;

Stato Limite di Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, subisce danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere significativamente la capacità di resistenza e di rigidezza nei confronti delle azioni verticali ed orizzontali, mantenendosi immediatamente utilizzabile pur nell’interruzione d’uso di parte delle apparecchiature.

 
Gli stati limite ultimi sono:

Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei componenti strutturali cui si associa una perdita significativa di rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte della resistenza e rigidezza per azioni verticali e un margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche orizzontali;

Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione subisce gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva ancora un margine di sicurezza per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni orizzontali.

 

Ad ogni stato limite è associata una probabilità di superamento PVR (Tabella 3.1), ovvero la probabilità che, nel periodo di riferimento VR, si verifichi almeno un evento sismico (n ≥ 1) di ag prefissata (ag = accelerazione orizzontale massima del suolo) avente frequenza media annua di ricorrenza λ =1/TR (TR = periodo di ritorno).

 

Tabella 3.1 – Stati limite e rispettive probabilità di superamento, nel periodo di riferimento VR

Stati limite

PVR

Stati limite di esercizio

Stato limite di operatività

SLO

81%

Stato limite di danno

SLD

63%

Stati limite ultimi

Stato limite di salvaguardia della vita

SLV

10%

Stato limite di prevenzione del collasso

SLC

5%

 

Fissati VR e PVR associata ad ogni stato limite, è possibile calcolare il periodo di ritorno dell’azione sismica TR, espresso in anni, mediante l’espressione riportata nell’Allegato A delle NTC08:

 

 

Tale relazione tra PVR (probabilità) e TR (statistica) risulta biunivoca poiché utilizza la distribuzione discreta Poissoniana.

 

Poiché è  VR = <Vr> anni, il tempo di ritorno TR sarà:

 

Tabella 3.2 – Stati limite e rispettivi tempi di ritorno, nel periodo di riferimento VR

Stati limite

TR

Stati limite di esercizio

Stato limite di operatività

SLO

<TrSLO>

Stato limite di danno

SLD

<TrSLD>

Stati limite ultimi

Stato limite di salvaguardia della vita

SLV

<TrSLV>

Stato limite di prevenzione del collasso

SLC

<TrSLC>

 

 

4.0 DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE

 

La pericolosità sismica di base, cioè le caratteristiche del moto sismico atteso al sito di interesse, nelle NTC 2018, per una determinata probabilità di superamento, si può ritenere definita quando vengono designati un’accelerazione orizzontale massima (ag) ed il corrispondente spettro di risposta elastico in accelerazione, riferiti ad un suolo rigido e ad una superficie topografica orizzontale.

Per poter definire la pericolosità sismica di base le NTC 2018 si rifanno ad una procedura basata sui risultati disponibili anche sul sito web dell’INGV http://esse1-gis.mi.ingv.it/, nella sezione “Mappe interattive della pericolosità sismica”.

Secondo le NTC le forme spettrali sono definite per 9 differenti periodi di ritorno TR (30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975 e 2475 anni) a partire dai valori dei seguenti parametri riferiti a terreno rigido orizzontale, cioè valutati in condizioni ideali di sito, definiti nell’Allegato A alle NTC08:
 

ag = accelerazione orizzontale massima

Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;
TC* = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.
 

I tre parametri si ricavano per il 50° percentile ed attribuendo a:

 

ag, il valore previsto dalla pericolosità sismica S1

Fo e TC* i valori ottenuti imponendo che le forme spettrali in accelerazione, velocità e spostamento previste dalle NTC scartino al minimo dalle corrispondenti forme spettrali previste dalla pericolosità sismica S1 (il minimo è ottenuto ai minimi quadrati, su valori normalizzati).

 

I valori di questi parametri vengono forniti in tabella (Tabella  4.1), contenuta nell’Allegato B delle NTC 2008, per i 10751 punti di un reticolo di riferimento in cui è suddiviso il territorio nazionale, identificati dalle coordinate geografiche longitudine e latitudine.

 

Tabella 4.1 – Stralcio della tabella contenuta nell’Allegato B delle NTC08, che fornisce i 3 parametri di pericolosità sismica,

per diversi periodi di ritorno e per ogni nodo del reticolo che viene identificato da un ID e dalle coordinate geografiche.

 

 

 

TR = 30

TR = 50

TR = 72

TR = 101

ID

LON

LAT

ag

F0

T*c

ag

F0

T*c

ag

F0

T*c

ag

F0

T*c

13111

6.5448

45.1340

0.263

2.500

0.180

0.340

2.510

0.210

0.394

2.550

0.220

0.469

2.490

0.240

13333

6.5506

45.0850

0.264

2.490

0.180

0.341

2.510

0.210

0.395

2.550

0.220

0.469

2.490

0.240

13555

6.5564

45.0350

0.264

2.500

0.180

0.340

2.510

0.200

0.393

2.550

0.220

0.466

2.500

0.240

13777

6.5621

44.9850

0.263

2.500

0.180

0.338

2.520

0.200

0.391

2.550

0.220

0.462

2.510

0.240

12890

6.6096

45.1880

0.284

2.460

0.190

0.364

2.510

0.210

0.431

2.500

0.220

0.509

2.480

0.240

13112

6.6153

45.1390

0.286

2.460

0.190

0.366

2.510

0.210

0.433

2.500

0.220

0.511

2.480

0.240

13334

6.6210

45.0890

0.288

2.460

0.190

0.367

2.510

0.210

0.434

2.500

0.220

0.511

2.490

0.240

13556

6.6268

45.0390

0.288

2.460

0.190

0.367

2.510

0.210

0.433

2.510

0.220

0.510

2.490

0.240

13778

6.6325

44.9890

0.288

2.460

0.190

0.366

2.520

0.210

0.430

2.510

0.220

0.507

2.500

0.240

14000

6.6383

44.9390

0.286

2.470

0.190

0.363

2.520

0.210

0.426

2.520

0.220

0.502

2.500

0.240

14222

6.6439

44.8890

0.284

2.470

0.190

0.360

2.530

0.210

0.421

2.530

0.220

0.497

2.500

0.240

12891

6.6803

45.1920

0.306

2.430

0.200

0.389

2.500

0.210

0.467

2.470

0.230

0.544

2.490

0.230

10228

6.6826

45.7940

0.283

2.420

0.200

0.364

2.460

0.220

0.430

2.460

0.240

0.505

2.440

0.250

13113

6.6860

45.1430

0.309

2.430

0.200

0.391

2.510

0.210

0.470

2.470

0.230

0.546

2.490

0.230

10450

6.6885

45.7450

0.278

2.440

0.200

0.356

2.480

0.220

0.415

2.500

0.230

0.485

2.470

0.250

13335

6.6915

45.0930

0.310

2.430

0.200

0.392

2.510

0.210

0.470

2.480

0.230

0.546

2.500

0.230

10672

6.6942

45.6950

0.275

2.450

0.200

0.351

2.490

0.210

0.406

2.520

0.230

0.475

2.490

0.250

13557

6.6973

45.0430

0.311

2.440

0.200

0.392

2.520

0.210

0.469

2.480

0.230

0.545

2.500

0.230

13779

6.7029

44.9930

0.310

2.440

0.200

0.391

2.520

0.210

0.467

2.480

0.230

0.543

2.500

0.230

 

 

 

Qualora la pericolosità sismica del sito sul reticolo di riferimento non consideri il periodo di ritorno TR corrispondente alla VR e PVR fissate, il valore del generico parametro p ad esso corrispondente potrà essere ricavato per interpolazione (Figura 4.1), a partire dai dati relativi ai tempi di ritorno previsti nella pericolosità di base, utilizzando la seguente espressione dell’Allegato A alle NTC08:

 

 

nella quale p è il valore del parametro di interesse (ag, Fo, TC*) corrispondente al periodo di ritorno TR desiderato, mentre p1, 2 è il valore di tale parametro corrispondente al periodo di ritorno TR1, 2.

Per un qualunque punto del territorio non ricadente nei nodi del reticolo di riferimento, i valori dei parametri p possono essere calcolati come media pesata dei valori assunti da tali parametri nei quattro vertici della maglia elementare del reticolo di riferimento contenente il punto in esame, utilizzando l’espressione dell’Allegato A alle NTC08:

 

 

nella quale p è il valore del parametro di interesse (ag, Fo, TC*) corrispondente al punto considerato, pi è il valore di tale parametro nell’i-esimo vertice della maglia elementare contenente il punto in esame e di è la distanza del punto in esame dall’i-esimo vertice della suddetta maglia.

 

Figura 4.1 – Interpolazione dei periodi di ritorno, per ottenere i parametri di pericolosità sismica, in accordo alla procedura delle NTC08.

 

La procedura per interpolare le coordinate geografiche è schematizzata nella Figura 4.2.

 

Figura 4.2 – Interpolazione delle coordinate geografiche, per ottenere i parametri di pericolosità sismica, in accordo alla procedura delle NTC08.

 

Pertanto per poter procedere all’interpolazione delle coordinate geografiche, in accordo alla procedura delle NTC08, bisogna calcolare le distanze che intercorrono tra i 4 punti del reticolo e il punto di interesse. Questo calcolo può essere eseguito approssimativamente utilizzando le formule della trigonometria sferica, che danno la distanza geodetica tra due punti, di cui siano note le coordinate geografiche. Utilizzando quindi il teorema di Eulero, la distanza d tra due punti, di cui siano note latitudine e longitudine, espresse però in radianti, si ottiene dall’espressione seguente:

 

 
dove R = 6371 è il raggio medio terrestre in km, mentre lata, lona, latb e lonb sono la latitudine e la longitudine, espresse in radianti, di due punti A e B di cui si vuole calcolare la distanza.

La formula di interpolazione sopra proposta, semplice da usare, presenta però l’inconveniente di condurre a valori di pericolosità lievemente diversi per punti affacciati ma appartenenti a maglie contigue. La modestia delle differenze (scostamenti in termini di PGA dell’ordine di ±0,01g ossia della precisione dei dati) a fronte della semplicità d’uso, rende tale stato di cose assolutamente accettabile.

Qualora si vogliano rappresentazioni continue della funzione interpolata, si dovrà ricorrere a metodi di interpolazione più complessi, ad esempio i polinomi di Lagrange.

 

Figura 4.3– Applicazione dell’interpolazione bilineare.

 

Definiti i 4 vertici di una generica maglia i polinomi di Lagrange sono così determinati:

 



 

 Tra le coordinate x,y di un punto generico e le coordinate r, s dello stesso punto valgono le seguenti relazioni:

 

La soluzione del sistema di equazioni non lineari è ottenuta iterativamente e, tramite i valori di r ed s, si determinano i parametri ag, F0, Tc* dall’equazione:

 

 

Dove p rappresenta il parametro cercato.

 

 

 

 

 

 

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