1.10.1 Plinti su pali predefiniti

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1.10.1 Plinti su pali predefiniti

Il plinto su pali è una piastra di collegamento tra un pilastro (o una parete) ed uno o più pali aventi lo scopo di trasmettere al terreno gli sforzi che il pilastro trasferisce al plinto nella sua sezione di attacco.

Non si tiene conto della portanza del terreno a diretto contatto col plinto in quanto la scelta del palo come struttura di fondazione esclude una apprezzabile resistenza del terreno superficiale. E' sempre consigliabile dimensionare il plinto in modo da renderlo molto rigido per assicurare una migliore ripartizione delle azioni trasmesse dal pilastro. A tal fine si consiglia uno spessore non inferiore a 1,5 volte il diametro del palo o a 1/2 dell'interasse tra i pali. L'interasse tra i pali non deve essere inferiore a 3 volte il loro diametro per ridurre il fenomeno dell'interazione che abbassa la portanza dei pali in gruppo e ne incrementa i cedimenti sia con riferimento ai carichi verticali che a quelli orizzontali. Lo spessore (franco) della piastra che deborda il perimetro esterno dei pali viene posto, in genere, pari al raggio dei pali. Le armature dei pali vanno prolungate ed ancorate nello spessore del plinto in modo da creare un vincolo di continuità tra pali e plinto. I pali appartenenti ad uno stesso plinto appartengono alla medesima tipologia.  

Poichè in generale i plinti su pali hanno pianta rettangolare e spessore uniforme sono state previste in programma alcune delle tipologie più frequentemente usate e riassunte nella figura 37.1.

Figura 37.1 - Tipologie di plinti su pali

Figura 37.1 - Tipologie di plinti su pali

 

La definizione di una delle tipologie predefinite rappresentate in figura va effettuata nell'archivio tipologie plinti (§ 2.2.20) in cui vanno indicate le dimensioni del plinto, la tipologia dei pali (§ 2.2.21) ed i coefficienti di efficienza Ev per varichi assiali e Eh per carichi trasversali. Detti coefficienti vanno valutati a parte. Ad esempio il coeff. Ev con il metodo Feld che rappresenta l'aliquota della portanza assiale effettivamente disponibile a causa dell'interazione di gruppo dei pali. Valori di riferimento del coefficiente Ev sono 1.00 per il palo singolo, 0.94 per palo doppio, da 0.82 per 4 pali a 0.72 per 9 pali. Per terreni a grana grossa va sempre assunto E=1.00.

In figura sono rappresentati da sinistra a destra:

Plinto monopalo: soluzione economica da utilizzare il più possibile (compatibilmente all'entità dei carichi ed alle caratteristiche del terreno) in quanto fa corrispondere ad ogni pilastro dell'edificio un solo palo senza riduzione di portanza per effetti di gruppo. L'inserimento del plinto si attua selezionando il nome della tipologia nell'ambito delle  caratteristiche del nodo K del piano di fondazione (riga dei dati del nodo K nella scheda dati nodi-pilastri [§ 2.2.5] ).

Plinto su due pali: all'atto dell'inserimento della tipologia del plinto nel nodo K di fondazione il programma genera automaticamente i due pali e le due travi che li collegano al nodo K (in figura sono indicati col colore nero i due nodi generati in automatico in corrispondenza del baricentro delle sezioni dei pali). Le dimensioni delle travi sono quelle trasversali del plinto.

Plinto da 4-5-6-8-9 pali: indipendentemente dal numero di pali prescelti il programma genera sempre un graticcio rettangolare di 9 travi (i cui assi sono indicati con linee rosse in figura 37.1) che sostituiscono dal punto di vista statico la piastra di collegamento. Nei nodi (in colore nero infigura) di intersezione delle travi del graticcio equivalente  vengono posizionati i pali il cui numero e disposizione dipende dall'assunta tipologia predefinita. Anche qui l'inserimento del plinto avviene per coincidenza del baricentrro della pianta rettangolare del plinto con il nodo K di fondazione. La pianta del plinto può essere successivamente ruotata di un qualsiasi angolo (nella griglia 'Dati-Pilastri'). La scelta di modellare la piastra del plinto con travi equivalenti è motivata anzitutto dalla notevole semplificazione del calcolo (riduzione dei nodi e facilità di controllo degli sforzi di trave rispetto a quelli di piastra) ma anche dal fatto che un eventuale calcolo del plinto modellato come una platea (piastra) non produrrebbe risultati più precisi a causa delle ridotte dimensioni in pianta del plinto rispetto al suo spessore (i plinti devono essere massicci) che renderebbero inconsistenti le ipotesi su cui poggia la teoria (bidimensionale) della piastra.                

 

In zona sismica è prescritta la verifica sia dei pali che della struttura di collegamento. L'aver rimosso l'ipotesi di infinita rigidezza del plinto (utilizzata ancora da altri programmi di calcolo) consente una agevole valutazione della resistenza del plinto stesso insieme ad una migliore definizione delle deformazioni dell'intera struttura.  

In zona sismica i plinti su pali vanno collegati tra loro a mezzo di travi e/o solette armate in modo da soddisfare il requisito normativo di impalcato rigido estensionalmente. Se a causa della notevole distanza tra i plinti (ad esempio negli edifici industriali) o per la differente rigidezza alla traslazione orizzontale dei vari plinti  le travi di collegamento risultassero fortemente impegnate all'inflessione nel piano di fondazione andrebbe rimossa l'opzione di piano rigido nella scheda dati piani (§ 2.2.4) e le travi di collegamento andrebbero calcolate in presso flessione deviata (selezionando l'apposita casella nella scheda dati travi  [§ 2.2.6]).  

 

 


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